Antibiotici: Come Usarli Bene per Evitare Effetti Collaterali

Antibiotici: Come Usarli Bene per Evitare Effetti Collaterali

Se hai mai preso un antibiotico e poi ti sei sentito male per giorni, con diarrea, nausea o persino un’infezione peggiorata, non sei solo. Spesso, il problema non è l’antibiotico in sé, ma il fatto che è stato usato nel modo sbagliato. L’antibiotico stewardship - o stewardship antibiotica - non è un termine da laboratorio: è il modo più semplice e efficace per proteggerti dagli effetti collaterali che molti nemmeno sanno di poter evitare.

Cosa significa davvero usare gli antibiotici nel modo giusto?

Non si tratta solo di non prendere antibiotici per un raffreddore. Significa fare la scelta giusta al momento giusto: quale farmaco, a quale dose, per quanto tempo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità lo chiama: «il farmaco giusto, al momento giusto, per il batterio giusto, per la durata giusta». E non è un slogan. È una regola basata su decenni di studi.

Negli Stati Uniti, il 30% degli antibiotici prescritti negli ambulatori è inutile. In ospedale, è il 20%. Questi numeri non sono solo un problema per i sistemi sanitari: sono un pericolo per te. Ogni volta che prendi un antibiotico che non ti serve, uccidi i batteri buoni nel tuo intestino. E quando quei batteri scompaiono, quelli cattivi - come il Clostridioides difficile - hanno spazio per moltiplicarsi. Il risultato? Diarrea grave, colite, ricoveri, e in casi estremi, la morte.

Perché gli antibiotici fanno male se usati male?

Gli antibiotici non sono come un antidolorifico. Non agiscono solo sul tuo corpo. Agiscono su un ecosistema interno: il tuo microbioma. Questo è l’insieme di miliardi di batteri che vivono in te, soprattutto nell’intestino, e che ti aiutano a digerire, a difenderti dalle infezioni e a regolare il sistema immunitario.

Quando prendi un antibiotico a largo spettro - come la ciprofloxacina o l’amoxicillina-clavulanato - non colpisci solo il batterio che ti ha fatto ammalare. Ne uccidi centinaia di altri. E se non ne lasci abbastanza per riprendersi, il C. difficile prende il sopravvento. Le statistiche sono chiare: chi assume antibiotici inutili ha da 7 a 10 volte più probabilità di sviluppare un’infezione da C. difficile. E questa infezione può durare settimane, richiedere un ricovero e non rispondere a nuovi antibiotici.

Ma non finisce qui. Gli antibiotici possono causare reazioni allergiche, danni ai reni, problemi al fegato, e persino alterare il sistema nervoso. In alcune persone, l’uso prolungato di antibiotici ha portato a neuropatie o a disturbi dell’umore. Tutto questo è evitabile.

Come funziona la stewardship antibiotica in pratica?

La stewardship antibiotica non è un’idea astratta. È un sistema con regole, persone e strumenti concreti. Negli ospedali, un farmacista specializzato in infezioni controlla ogni prescrizione. Se un medico prescrive un antibiotico troppo forte o per troppo tempo, il farmacista lo contatta. E spesso, il medico cambia idea.

Un esempio reale: in un ospedale del Nebraska, dopo aver introdotto un programma di stewardship, le infezioni da C. difficile sono calate del 32%. In 28 ospedali americani, gli eventi avversi legati agli antibiotici sono diminuiti del 21,5%. Non è un caso. È il risultato di poche azioni chiave:

  1. Non iniziare l’antibiotico senza conferma: se non è chiaro che sia un’infezione batterica, aspetta. Usa esami come la procalcitonina, che indica se c’è un’infiammazione batterica.
  2. Scegli il farmaco più mirato: non usare l’antibiotico più potente se uno più semplice funziona. L’amoxicillina spesso basta. Non serve la vancomicina per un’otite.
  3. Usa la dose giusta: non più, non meno. I bambini, gli anziani, le persone con problemi renali hanno bisogni diversi.
  4. Ferma l’antibiotico quando basta: per molte infezioni, 5-7 giorni sono sufficienti. Non serve prendere l’antibiotico per 10 o 14 giorni solo perché «è sempre stato così».

Queste regole non sono nuove. Sono state validate da migliaia di studi. Ma ancora oggi, molti medici le ignorano per paura di sbagliare.

Medico e farmacista che analizzano dati su un paziente, schemi geometrici e luci fredde, decisione informata.

Perché i medici prescrivono troppo?

Non è colpa loro. È un problema di sistema. In un pronto soccorso, un paziente ha la febbre, la tosse, e il medico non sa se è un virus o un batterio. La tentazione è grande: «Prendiamo un antibiotico, così non rischiamo». Ma questo «non rischiamo» è un’illusione. Il vero rischio è proprio l’antibiotico.

Un medico dell’ospedale di Chicago ha detto in un convegno: «Ho paura di lasciare un paziente senza antibiotico, ma ho paura ancora di più di dargliene uno che non serve». Questa paura è reale. E la stewardship aiuta a ridurla. Come? Con dati. Con linee guida chiare. Con feedback. Quando un medico vede che il 70% dei suoi colleghi prescrive antibiotici per meno di 5 giorni in casi di bronchite, e che i pazienti stanno bene lo stesso, cambia comportamento.

Le linee guida dell’IDSA e della CDC dicono chiaro: «La stewardship deve essere guidata da un medico specialista in malattie infettive e da un farmacista esperto». Non è un compito per un medico generico che non ha tempo di aggiornarsi. È un lavoro di squadra.

La stewardship funziona anche fuori dall’ospedale?

Sì. E qui sta il grande passo avanti degli ultimi anni. Fino al 2020, quasi tutti i programmi di stewardship erano solo in ospedale. Oggi, la CDC ha aggiornato le sue linee guida per includere gli ambulatori, i pronto soccorso e anche le case di riposo.

Perché? Perché il 47 milioni di antibiotici inutili vengono prescritti ogni anno negli studi medici e nei pronto soccorso americani. In Italia, i dati sono simili: oltre il 25% degli antibiotici venduti in farmacia senza ricetta appropriata viene usato per infezioni virali.

Le soluzioni sono semplici:

  • App per i medici che suggeriscono, in tempo reale, se un antibiotico è necessario.
  • Alert automatici nei sistemi elettronici quando un paziente ha già preso un antibiotico negli ultimi 30 giorni.
  • Formazione continua per i medici di base su quando non prescrivere.
  • Informare i pazienti: «Questo antibiotico non ti serve, ma ti do un rimedio per i sintomi».

Un medico di famiglia a Trento ha raccontato di aver ridotto le prescrizioni di antibiotici per tosse del 40% in un anno, semplicemente spiegando ai pazienti che «la tosse dura 3 settimane, e gli antibiotici non la fanno finire prima». I pazienti hanno capito. E non si sono lamentati.

Paziente che chiede se l'infezione è batterica, icone visive di virus, batterio e scelta corretta.

Cosa cambia per te, come paziente?

La stewardship non ti impedisce di prendere un antibiotico quando ti serve. Ti aiuta a prenderlo solo quando serve davvero. E questo ti protegge:

  • Dall’infezione da C. difficile - che può essere fatale.
  • Dalle reazioni allergiche - che possono peggiorare con ogni uso.
  • Dalla resistenza futura - perché se oggi ti curi con un antibiotico giusto, domani potrai ancora usarlo se ne avrai bisogno.

Non è un’idea futuristica. È già in uso in molti ospedali italiani. E inizia a entrare anche negli ambulatori. Il tuo ruolo? Chiedi. Se un medico ti prescrive un antibiotico, chiedi: «È sicuro che sia batterica?» «C’è un esame che lo conferma?» «Per quanto tempo devo prenderlo?»

Non è una sfida al medico. È un modo per collaborare. E se il medico non sa rispondere, è un segnale che il sistema ha bisogno di migliorare - non che tu stia sbagliando a chiedere.

Il futuro è già qui

La tecnologia sta aiutando. Alcuni ospedali usano l’intelligenza artificiale per analizzare i sintomi, i risultati dei laboratori e le prescrizioni passate, e suggeriscono al medico la scelta migliore in tempo reale. In Svezia, un sistema automatico ha ridotto l’uso di antibiotici del 35% in due anni.

In Italia, il Ministero della Salute ha introdotto nel 2023 linee guida nazionali per la stewardship antibiotica, con obiettivi chiari: ridurre del 20% l’uso di antibiotici inappropriati entro il 2027. Non è un obiettivo utopico. È una necessità. Perché, secondo l’OMS, se non agiamo, entro il 2050 le infezioni resistenti potranno uccidere 10 milioni di persone all’anno - più dei tumori.

La stewardship antibiotica non è una moda. È l’unica via per mantenere gli antibiotici utili. E per proteggere te, la tua famiglia e le generazioni future.

Gli antibiotici fanno sempre male?

No. Gli antibiotici salvano vite quando sono usati correttamente per infezioni batteriche gravi - come la polmonite, la sepsi o l’osteomielite. Il problema non è l’antibiotico, ma l’uso inutile o improprio. Prenderli per un raffreddore, un’infezione virale o senza una diagnosi chiara è ciò che li rende pericolosi.

Posso smettere di prendere l’antibiotico se mi sento meglio prima?

Sì, ma solo se il medico te lo dice. Per molte infezioni, oggi si sa che 5-7 giorni sono sufficienti, anche se prima si consigliavano 10-14 giorni. Smettere da solo senza consultare il medico può portare a una ricaduta o a batteri resistenti. Ma continuare a prenderli dopo che sei guarito è altrettanto rischioso. La chiave è seguire le indicazioni precise, non i vecchi consigli.

Perché il mio medico non mi ha fatto un esame prima di prescrivermi l’antibiotico?

Spesso perché non ha avuto il tempo, il supporto o i mezzi. In molti ambulatori, non c’è un sistema per fare esami rapidi come la procalcitonina o test molecolari. Ma questo non è un motivo per accettarlo. Chiedere un esame non è un atteggiamento scettico: è un modo per essere un paziente informato. Se il medico non sa risponderti, potrebbe essere il momento di cercare un’altra struttura che applica la stewardship.

I farmaci da banco per la tosse contengono antibiotici?

In Italia, no. I farmaci da banco per la tosse, il raffreddore o il mal di gola non contengono antibiotici per legge. Ma alcuni pazienti li chiedono in farmacia, e in alcuni casi, farmacisti poco informati li vendono senza ricetta. Questo è un errore. Se un farmacista ti propone un antibiotico senza ricetta, rifiuta. È illegale e pericoloso.

La stewardship antibiotica costa di più?

No, al contrario. I programmi di stewardship riducono i costi. Un paziente con un’infezione da C. difficile resta in ospedale in media 10 giorni in più rispetto a uno senza infezione. Il costo è di oltre 10.000 euro a persona. Un programma di stewardship costa circa 50.000 euro l’anno in un ospedale, ma riduce i costi totali per infezioni e ricoveri di oltre 200.000 euro. È un investimento che si ripaga da solo.

Cosa puoi fare oggi?

Non aspettare che il sistema cambi. Inizia da te:

  • Non chiedere antibiotici per il raffreddore, il mal di gola o la tosse senza febbre alta.
  • Chiedi sempre: «Perché mi serve questo antibiotico?» e «C’è un modo per confermare che è batterico?»
  • Non conservare antibiotici avanzati. Sversali nei contenitori dedicati delle farmacie, non nel water o nel cestino.
  • Parla con il tuo medico o farmacista: chiedi se il tuo ospedale o studio applica la stewardship antibiotica.

La salute non è un’opzione. È un diritto. E usare bene gli antibiotici è uno dei modi più semplici per proteggerla - non solo tua, ma di tutti.