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Strategie di Prevenzione Consigliate:
- Monitoraggio Attivo: Screening beta-D-glucano ogni 3-5 giorni nei pazienti ad alto rischio
- Profilassi Farmacologica: Iniziare profilassi antifungina se ≥2 fattori di rischio cumulativi
- De-escalation Antibiotica: Rivalutare la terapia antibiotica entro 48 ore dall’inizio
- Gestione del Catetere: Verificare la presenza di catetere venoso centrale e valutare la necessità di rimozione
La Candidemia è una infezione fungina del sangue causata da specie del genere Candida e rappresenta una delle emergenze più pericolose negli ambienti ospedalieri. Quando il fungo si diffonde oltre la circolazione, può dare luogo a infezione disseminata da Candida, coinvolgendo organi come fegato, reni e occhi. Negli ultimi dieci anni, i casi di candidemia sono aumentati del 30% a livello globale, soprattutto in unità di terapia intensiva (UTI). Capire quali siano i fattori di rischio e come prevenirli è fondamentale per ridurre mortalità e costi sanitari.
Cos’è la candidemia e le infezioni disseminate da Candida
Il termine "candidemia" descrive la presenza di cellule fungine del genere Candida nel flusso sanguigno. Le specie più comuni sono Candida albicans, ma negli ultimi anni la diffusione di Candida auris ha complicato la gestione clinica per la sua resistenza ai farmaci.
Quando il fungo penetra nei tessuti, può causare una infezione disseminata da Candida, caratterizzata da microassorbimenti in più organi. I sintomi sono spesso non specifici: febbre persistente, ipotensione e alterazioni della funzionalità d'organo. La diagnosi precoce è cruciale, poiché ogni ora di ritardo nel trattamento aumenta la mortalità di circa il 12%.
Principali fattori di rischio
Non tutti i pazienti hanno la stessa probabilità di sviluppare candidemia. I fattori di rischio più studiati includono:
- Paziente immunocompromesso, ad esempio a causa di chemioterapia, trapianto di midollo osseo o terapia cortisonica prolungata.
- Presenza di un catetere venoso centrale (CVC) inserito per più di 48ore, che funge da via d'ingresso per i fungi.
- Uso prolungato di antibiotici ad ampio spettro, che alterano la flora batterica e favoriscono la proliferazione di Candida.
- Ricovero in unità di terapia intensiva (UTI), dove l'uso di dispositivi invasivi è più frequente.
- Parenteral nutrition (nutrizione parenterale) ad alto contenuto di glucosio, che nutre il fungo.
- Procedimenti chirurgici di ampia entità e danni alla mucosa gastrointestinale.
- Elevati livelli di beta‑D‑glucano sierico, biomarcatore che indica una possibile invasione fungina.

Strategie di prevenzione
Le misure preventive si dividono in tre macro‑aree: riduzione delle esposizioni, monitoraggio attivo e profilassi farmacologica.
Fattore di rischio | Strategia di prevenzione |
---|---|
Catetere venoso centrale prolungato | Rimozione o sostituzione precoce; utilizzo di cateteri impregnati di antimicrobici. |
Antibiotici ad ampio spettro | De‑escalation antibiotica entro 48‑72ore; utilizzo di antibiotici mirati basati su colture. |
Paziente immunocompromesso | Profilassi con antifungini profilattici (es. fluconazolo) nei soggetti ad alto rischio. |
Nutrizione parenterale ricca di glucosio | Riduzione della concentrazione glucidica; monitoraggio della glicemia. |
Elevato beta‑D‑glucano sierico | Screening settimanale e intervento terapeutico tempestivo. |
La profilassi antifungina è raccomandata per pazienti con più di due fattori di rischio cumulativi, soprattutto in UTI. Recenti linee guida raccomandano fluconazolo 400mg al giorno per 7-14giorni o, in caso di resistenza, echinocandine (caspofungina o micafungina).
Diagnosi precoce e monitoraggio
L'identificazione rapida è possibile grazie a:
- Colture ematiche, con tempi di crescita di 24‑48ore.
- Test non‑culturali, in particolare il beta‑D‑glucano sierico, la cui soglia di 80pg/mL indica forte sospetto di infezione invasiva.
- PCR multiplex per Candida, che può fornire risultati in meno di 6ore.
Una volta confermata l'infezione, è fondamentale eseguire un'ecografia addominale e una radiografia toracica per valutare la diffusione organica.

Trattamento e gestione clinica
Il trattamento di prima linea varia in base alla specie identificata e alla sua resistenza:
- Candida albicans sensibile: fluconazolo 800mg bolus, poi 400mg/die.
- Specie non albicans (es. Candida glabrata, Candida auris): echinocandine 70mg/kg di caspofungina o 100mg di micafungina al giorno.
- In caso di insufficienza renale, preferire echinocandine poiché meno nefrotossiche.
Il corso terapeutico deve durare almeno 14giorni dopo l'ultima evidenza di fungemia e la risoluzione dei sintomi. Il follow‑up settimanale di beta‑D‑glucano e colture è consigliato per verificare l'eradicazione.
Checklist pratica per gli operatori sanitari
- Verificare la presenza di catetere venoso centrale e valutare la necessità di rimozione.
- Rivalutare la terapia antibiotica entro 48ore dall’inizio.
- Effettuare screening beta‑D‑glucano nei pazienti ad alto rischio ogni 3‑5giorni.
- Iniziare profilassi antifungina se ≥2 fattori di rischio cumulativi.
- Raccogliere colture ematiche prima dell’avvio di antifungini.
- Monitorare funzionalità epatica e renale durante la terapia.
Domande frequenti
Qual è la differenza tra candidemia e candidaemia disseminata?
La candidemia indica la presenza di cellule di Candida nel sangue. Quando il fungo si diffonde in più organi, si parla di infezione disseminata da Candida, una forma più grave che coinvolge fegato, reni, occhi e altri tessuti.
Quando è indicata la profilassi antifungina?
È consigliata per pazienti in UTI con almeno due fattori di rischio (es. catetere venoso centrale prolungato + antibiotici ad ampio spettro) o per chi riceve trapianto di midollo osseo.
Qual è il valore soglia del beta‑D‑glucano che indica un’infezione invadente?
Un valore superiore a 80pg/mL è considerato altamente suggestivo di candidemia o di un’infezione fungina invasiva, soprattutto se associato a segni clinici di sepsi.
Quali sono le specie di Candida più difficili da trattare?
Candida auris e Candida glabrata mostrano frequenti resistenze a fluconazolo e a volte alle echinocandine, richiedendo test di sensibilità e spesso l’uso di combinazioni terapeutiche.
Quanto dura tipicamente il trattamento antifungino?
Il trattamento deve proseguire per almeno 14 giorni dopo l’ultima cultura sanguinea negativa e la risoluzione dei sintomi clinici.