Farmaci bioequivalenti: cosa significa davvero questo termine

Farmaci bioequivalenti: cosa significa davvero questo termine

Se hai mai preso un farmaco generico, ti sarà capitato di chiederti: bioequivalente significa davvero lo stesso? La risposta non è semplice come sembra, ma è fondamentale capirla per fare scelte informate sulla tua salute. Il termine "bioequivalente" non indica che due farmaci sono identici in composizione, ma che funzionano allo stesso modo nel tuo corpo. E questo è ciò che conta davvero.

Cosa significa davvero "bioequivalente"?

Quando un farmaco generico viene approvato, non deve dimostrare di essere efficace come il farmaco originale attraverso nuovi studi clinici su migliaia di pazienti. Invece, deve dimostrare di essere bioequivalente. Questo significa che la stessa quantità di principio attivo viene assorbita dal tuo sangue alla stessa velocità e nella stessa misura del farmaco di marca. Non si tratta di chimica identica - i coloranti, i riempitivi o le capsule possono essere diversi - ma di come il tuo corpo assorbe e utilizza il farmaco.

L’ente che regola questo processo negli Stati Uniti è la FDA, e la sua definizione è chiara: due farmaci sono bioequivalenti se la differenza nella quantità di principio attivo che raggiunge il sangue è così piccola da non influire sulla sicurezza o sull’efficacia terapeutica. La stessa logica vale in Europa, in Canada e in molti altri Paesi, anche se le soglie possono variare leggermente.

Come si misura la bioequivalenza?

Non si tratta di ipotesi o stime. La bioequivalenza si misura con studi precisi su volontari sani. In questi studi, i partecipanti assumono prima il farmaco di marca, poi il generico (o viceversa), con un intervallo di tempo tra le dosi. Si prelevano campioni di sangue ogni pochi minuti per ore, e si costruisce un grafico che mostra quanto principio attivo è presente nel sangue nel tempo.

Due parametri chiave vengono analizzati:

  • Cmax: la massima concentrazione raggiunta nel sangue
  • AUC: l’area sotto la curva, che rappresenta la quantità totale di farmaco assorbita nel tempo

Per essere considerato bioequivalente, il farmaco generico deve avere un Cmax e un AUC che rientrano nell’80%-125% del farmaco di marca. Questo intervallo non è scelto a caso: è il risultato di decenni di dati e studi che hanno dimostrato che una differenza così piccola non ha impatto clinico per la maggior parte dei farmaci.

Per esempio, se un farmaco di marca raggiunge una concentrazione massima di 100 ng/mL, il generico deve raggiungere tra 80 e 125 ng/mL. Fuori da questo range, non viene approvato.

Perché questo intervallo è così ampio?

Uno dei dubbi più comuni è: "Ma 20% in più o in meno non è tanto?" La risposta è no - e qui sta la chiave.

Il corpo umano non è una macchina perfetta. La digestione, il fegato, lo stomaco, persino il cibo che mangi prima di prendere la pillola, possono far variare l’assorbimento del farmaco del 10-20% anche con lo stesso prodotto. Per questo, la FDA ha stabilito che una differenza fino al 20% non è rilevante. Se due farmaci di marca diversi, presi dalla stessa azienda, possono avere variazioni così grandi, perché dovremmo aspettarci che un generico sia identico?

Inoltre, i dati reali sono rassicuranti: un’analisi della FDA del 2020 ha mostrato che il 98,7% dei farmaci generici ha un AUC che rientra tra il 90% e l’110% del farmaco di marca. Quindi, la maggior parte è molto più vicina di quanto il limite legale permetta.

Figure umane astratte con grafici di assorbimento farmacologico, stile Bauhaus.

La differenza tra bioequivalenza, equivalenza farmaceutica e equivalenza terapeutica

Non tutti i termini usati per i farmaci generici significano la stessa cosa.

  • Equivalenza farmaceutica: significa che i due farmaci contengono la stessa quantità dello stesso principio attivo, nella stessa forma (compresse, capsule, soluzioni) e rispettano gli stessi standard di purezza. Ma non dice nulla su come il corpo li assorbe.
  • Bioequivalenza: dice che il corpo li assorbe allo stesso modo.
  • Equivalenza terapeutica: è la combinazione delle due. Solo quando un farmaco è sia farmaceuticamente equivalente che bioequivalente, viene classificato come "AB" dalla FDA e può essere sostituito senza alcun rischio clinico.

Questo è il motivo per cui non tutti i farmaci generici sono automaticamente sostituibili. Alcuni, come quelli per l’epilessia o la tiroide, hanno un "indice terapeutico stretto": la differenza tra una dose efficace e una tossica è molto piccola. Per questi, la FDA richiede limiti più stringenti: tra il 90% e l’111%. E spesso, i medici preferiscono che il paziente rimanga sulla stessa versione generica, per evitare piccole variazioni.

Ci sono casi in cui i generici non funzionano bene?

Sì, ma sono rari. Uno studio del 2021 pubblicato su JAMA Internal Medicine ha osservato che lo 0,8% dei pazienti con epilessia che hanno cambiato da un farmaco di marca a un generico hanno avuto crisi di riacutizzazione. Questo non significa che il generico fosse cattivo - significa che per alcuni individui, anche piccole fluttuazioni nell’assorbimento possono avere effetti importanti.

Per questo, molti medici e farmacisti consigliano di non cambiare spesso marca di generico per farmaci come la levotiroxina (per la tiroide) o la fenitoina (per l’epilessia). In molti Stati americani, la legge richiede che, una volta iniziato un generico, il farmacista non possa cambiarlo senza autorizzazione del medico.

Ma attenzione: i dati mostrano che il 99% dei pazienti non ha alcun problema. Un’indagine del 2022 della National Community Pharmacists Association ha coinvolto 1.245 farmacisti indipendenti: l’87% ha detto di non aver osservato differenze cliniche significative tra brand e generici per la maggior parte dei farmaci. Anche Consumer Reports, nel 2023, ha trovato che il 78% dei pazienti era soddisfatto dei generici, contro l’82% per i brand. La differenza più grande? Proprio per i farmaci con indice terapeutico stretto.

Perché i generici costano così poco?

Il costo di sviluppo di un farmaco generico è circa 2,2 milioni di dollari - meno del 5% del costo di un nuovo farmaco di marca. Perché? Perché non devono fare studi su migliaia di pazienti per dimostrare che funziona. Devono solo dimostrare che è bioequivalente. E questo studio, se fatto bene, costa tra 600.000 e 800.000 dollari, ma è molto più veloce.

Il risultato? Un farmaco generico costa in media 313 dollari in meno per prescrizione rispetto al brand. Negli ultimi 10 anni, i farmaci generici hanno risparmiato al sistema sanitario americano oltre 2.2 trilioni di dollari. E questo non è un dato teorico - è un fatto che ti riguarda direttamente, anche se vivi in Italia.

Bilancia che equilibra pillola di marca e generica verso un cuore, stile Bauhaus.

Come vengono controllati i generici?

La FDA (e l’EMA in Europa) non si limita a approvare il farmaco una volta. Controlla regolarmente gli stabilimenti dove vengono prodotti. Nel 2022, hanno ispezionato oltre 4.000 fabbriche in tutto il mondo. E se un generico viene trovato non conforme - anche una volta - viene ritirato.

Inoltre, la FDA ha un database pubblico chiamato "Orange Book", dove ogni farmaco approvato viene classificato con un codice. "AB" significa bioequivalente e sostituibile. "BX" significa che non è stato valutato o che non è sostituibile. Puoi controllare il tuo farmaco lì - se è "AB", puoi stare tranquillo.

Il futuro della bioequivalenza

La scienza non si ferma. Oggi, la FDA sta lavorando a nuovi metodi per valutare farmaci complessi: inalatori, creme topical, soluzioni per il naso. Per questi, non si può misurare il sangue - serve un altro approccio. Alcuni studi usano modelli matematici per prevedere l’assorbimento, altri confrontano l’effetto diretto sulla pelle o sulle vie respiratorie.

Alcuni esperti propongono di personalizzare i limiti di bioequivalenza in base al paziente, usando modelli di farmacocinetica individuale. Ma per ora, il sistema a 80-125% funziona. E funziona bene.

Robert Califf, commissario della FDA, ha detto nel 2023: "Il sistema attuale ha dimostrato di essere efficace per la stragrande maggioranza dei farmaci." E i dati lo confermano: solo lo 0,3% di tutti i problemi riportati sui farmaci riguardano i generici - e sono proporzionali alla loro quota di mercato, che negli Stati Uniti è del 90%.

La verità sui farmaci generici

Il mito che i generici siano "meno buoni" è una leggenda metropolitana. Non sono una versione economica di un farmaco. Sono lo stesso farmaco, testato con gli stessi standard, approvato da agenzie rigorose, e usato da milioni di persone ogni giorno.

Se il tuo medico ti prescrive un generico, non stai risparmiando perché il farmaco è povero. Stai risparmiando perché il sistema funziona. E se ti senti meglio con un generico, non è un’illusione - è la prova che la bioequivalenza funziona.

Non è necessario pagare di più per avere lo stesso risultato. La scienza lo ha dimostrato. E la tua salute non ha bisogno di marchi - ha bisogno di efficacia. E quella, i farmaci bioequivalenti la danno.

I farmaci bioequivalenti sono uguali a quelli di marca?

No, non sono identici. Hanno lo stesso principio attivo, ma possono contenere diversi eccipienti (coloranti, riempitivi, rivestimenti). Tuttavia, sono bioequivalenti: il corpo li assorbe nello stesso modo, quindi producono lo stesso effetto terapeutico. La differenza è nella formulazione, non nell’azione.

Perché alcuni medici preferiscono i farmaci di marca?

Per alcuni farmaci con indice terapeutico stretto - come quelli per l’epilessia, la tiroide o il warfarin - anche piccole variazioni nell’assorbimento possono avere effetti. Alcuni medici preferiscono mantenere il paziente sulla stessa versione (di marca o generica) per evitare cambiamenti improvvisi. Non è perché il generico sia peggiore, ma perché la stabilità è cruciale in questi casi.

Posso cambiare marca di generico senza problemi?

Per la maggior parte dei farmaci, sì. Tutti i generici approvati con codice "AB" sono bioequivalenti tra loro. Ma per farmaci con indice terapeutico stretto, è meglio chiedere al medico. Cambiare più volte prodotto può introdurre piccole variazioni che, nel tempo, potrebbero influire sul controllo della malattia.

I farmaci generici sono meno sicuri?

No. I generici sono soggetti agli stessi controlli di qualità dei farmaci di marca. L’FDA ispeziona le fabbriche e monitora gli effetti collaterali. I dati mostrano che i problemi legati ai generici sono proporzionali alla loro diffusione - cioè molto rari. Se un farmaco è approvato, è sicuro.

Come posso sapere se il mio farmaco è bioequivalente?

Controlla la confezione o la ricetta: se il farmaco è approvato come bioequivalente, avrà il codice "AB" (negli Stati Uniti). In Italia, il farmaco generico è registrato come "equivalente" dall’AIFA. Puoi cercare il nome del farmaco sul sito dell’AIFA o chiedere al farmacista. Se è un generico ufficiale, è bioequivalente per legge.

Commenti (8)

  1. Davide Giudice
    Davide Giudice novembre 29, 2025

    Io ho sempre preso i generici e mai avuto problemi. Anche mio padre prende la levotiroxina da 15 anni e solo una volta ha avuto un piccolo sbalzo, ma era cambiato farmacista e gli avevano dato un altro lotto. Da allora chiede sempre la stessa marca. Ma il prezzo? Risparmio un sacco.

  2. Patrizia Toti
    Patrizia Toti novembre 30, 2025

    Ho letto tutto con calma. Mi fa piacere capire che non è solo un risparmio, ma che c'è una scienza dietro. A volte ho paura di cambiare, ma ora mi sento più sicura. Grazie per aver spiegato tutto così chiaro.

  3. Patrizia De Milito
    Patrizia De Milito dicembre 1, 2025

    Questa è la solita propaganda farmaceutica. Chi controlla davvero gli stabilimenti in Cina o in India? E se un farmaco ha un AUC al 79% ma viene approvato per un errore di calcolo? Non fidatevi delle agenzie, sono corrotte. Il farmaco di marca è l'unico che garantisce qualità. Il resto è un rischio inaccettabile.

  4. Paolo Pace
    Paolo Pace dicembre 2, 2025

    Io non capisco perché si fa tutta questa fatica con i numeri se alla fine il corpo reagisce allo stesso modo. Se funziona è funziona. Io cambio generico ogni volta che lo trovo più economico e non ho mai avuto un problema. Forse si esagera un po'

  5. Alessandro Seminati
    Alessandro Seminati dicembre 3, 2025

    Interessante. Io ho sempre pensato che i generici fossero una sorta di copia economica. Non sapevo che ci fossero studi così precisi. Mi fa sentire meglio sapere che non sto risparmiando sulla mia salute, ma sul sistema. E poi, 99% di successo è un dato che non si può ignorare.

  6. Simon Garth
    Simon Garth dicembre 4, 2025

    Ok ma sentite un po' questa cosa del 80-125% non è un po' troppo ampio per un farmaco che entra nel cervello o nel cuore Per esempio se un farmaco per l'epilessia ha un AUC del 79% e il paziente ha una crisi perché il corpo ha assorbito meno del 10% non è un problema di bioequivalenza è un problema di sistema che ha approvato qualcosa che non dovrebbe essere approvato E poi chi garantisce che ogni lotto sia uguale perché le fabbriche cambiano i fornitori di eccipienti ogni mese e l'EMA fa ispezioni a campione non su tutti i lotti e poi ci sono i casi di frode a cui non si pensa mai

  7. Luca Massari
    Luca Massari dicembre 5, 2025

    Io ho un amico che ha cambiato generico per la pressione e gli è salita un po' ma poi ha ripreso quello vecchio e tutto è tornato normale. Non è che i generici siano cattivi ma forse per alcune persone è meglio stare fermi. Non serve cambiare per cambiare. La salute non è un esperimento.

  8. riccardo casoli
    riccardo casoli dicembre 6, 2025

    Interessante come la scienza sia stata piegata per giustificare il risparmio. La bioequivalenza è un concetto utile, ma non è la stessa cosa di identità. Siamo così abituati a pensare che tutto debba essere economico che abbiamo dimenticato che la salute non è un prodotto di consumo. Il fatto che il 98,7% dei generici stia dentro il 90-110% non significa che il 1,3% fuori non possa essere un problema per qualcuno. E chi paga il prezzo? La persona che ha una crisi perché il suo generico è stato cambiato senza che nessuno glielo chiedesse. Non è una questione di scienza, è una questione di etica.

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