Se hai mai ricevuto una prescrizione dove il medico ha scritto «non sostituire» o «marca necessaria», ti sarai chiesto: perché non mi dà il generico, che costa molto meno? La risposta non è sempre semplice. A volte è una questione di soldi, altre volte è una scelta clinica reale. E non è sempre quello che pensi.
Perché il medico sceglie la marca invece del generico?
La maggior parte dei farmaci oggi è disponibile in versione generica, e funziona esattamente come il brand. Ma ci sono casi in cui il medico ha ragione a volere la marca. Non è per capriccio. Non è perché è più «bello». È per sicurezza.
Il primo motivo è la terapia a indice ristretto. Questi sono farmaci dove anche una piccola variazione nella quantità nel sangue può fare la differenza tra guarigione e crisi. Esempi? Il levetiracetam (Keppra) per l’epilessia, il warfarin (Coumadin) per il sangue, e la levotiroxina (Synthroid) per la tiroide. Per questi, l’FDA richiede che i generici siano tra l’80% e il 125% della marca. Suona accettabile? Forse. Ma per chi ha l’epilessia, un 10% in più o in meno può scatenare una crisi. Uno studio del 2019 su 1.200 pazienti ha mostrato che il 12,7% di quelli passati al generico ha avuto crisi di ritorno, contro il 4,3% che ha continuato con la marca. Non è un dettaglio. È vita o morte.
Le differenze non sono solo nel principio attivo
I generici contengono lo stesso principio attivo. Ma non hanno lo stesso riempitivo. Gli eccipienti - zuccheri, coloranti, gelatine - possono cambiare. Per la maggior parte delle persone, non fa differenza. Ma per qualcuno? Sì. Un paziente con intolleranze, allergie o problemi intestinali può reagire male a un eccipiente diverso. Su Drugs.com, il 37% delle lamentele sui generici riguardano effetti collaterali gastrointestinali, specialmente con antibiotici come la ciprofloxacina. Non è il farmaco che non funziona. È il riempitivo che lo rende difficile da tollerare.
Alcuni farmaci hanno sistemi di rilascio unici. L’Advair, per esempio, usa un inhalatore chiamato Diskus. I generici devono funzionare allo stesso modo, ma non sempre lo fanno con la stessa precisione. Un paziente con asma grave che ha sempre usato l’originale potrebbe non ottenere la stessa dose se passa a un generico con un meccanismo diverso. Il corpo si abitua. Cambiare è rischioso.
La prescrizione non è solo una scelta medica
Il medico non è un robot che sceglie solo in base alla scienza. Anche la sua abitudine conta. Uno studio dell’Università di Stanford ha scoperto che quando un medico dice «Keppra» invece di «levetiracetam», il paziente è molto più probabile che riceva la marca. Perché? Perché il medico lo pensa meglio. Non perché lo sia. Perché lo ha sentito dire così tante volte. Le case farmaceutiche pagano i rappresentanti per far sì che i medici ricordino i nomi di marca. E i medici, anche senza volerlo, li ripetono.
Quindi, a volte, la prescrizione di marca non è per il paziente. È per il medico. Per abitudine. Per paura di sbagliare. Perché è più facile dire «Keppra» che spiegare perché il generico potrebbe non funzionare. Ecco perché il 15-20% delle prescrizioni di farmaci sono ancora di marca, anche quando non c’è bisogno.
Quando il generico funziona perfettamente
Ma la maggior parte dei farmaci? I generici sono identici. Uno studio su 112.764 pazienti pubblicato su JAMA ha confrontato generici e marchi per statine, ACE-inibitori, metformina e altri. Risultato? Nessuna differenza nella salute, nei ricoveri, nelle morti. Zero. Assolutamente zero.
Chi ha preso il generico per il colesterolo ha avuto lo stesso risultato di chi ha preso il brand. Chi ha preso il generico per il diabete ha avuto gli stessi valori di glicemia. E ha risparmiato in media 450 dollari l’anno. Una paziente di Trento ha scritto su un forum: «Ho cambiato da atorvastatina di marca a generico. Ho risparmiato 1.200 euro l’anno. Niente cambiamenti. Semplicemente meno soldi spesi».
Per la maggior parte dei farmaci, il generico è la scelta giusta. Non solo per il portafoglio, ma anche per il sistema sanitario. I generici rappresentano il 90% di tutte le prescrizioni negli Stati Uniti, ma solo il 23% della spesa totale. Significa che se tutti prendessero il generico dove possibile, il sistema risparmierebbe centinaia di miliardi.
Perché gli assicuratori si oppongono
Se il generico è così buono, perché non lo prescrivono sempre? Perché gli assicuratori non lo permettono sempre. Quando un medico scrive «marca necessaria», l’assicurazione richiede un’autorizzazione. E non è automatica. Devi aspettare 72 ore. E spesso, ti dicono di no. Per i proton-pump inhibitor, l’approvazione è solo al 45%. Per gli antiepilettici, sale all’89%. Perché? Perché per l’epilessia, il rischio è reale. Per l’acidità di stomaco? No. E allora perché il medico chiede la marca? Perché il paziente l’ha chiesta. Perché ha paura. Perché ha letto qualcosa su internet. Perché il farmacista gli ha detto «questo è diverso».
Il 42% dei pazienti ha pagato di più perché il medico ha prescritto la marca senza motivo. E questo succede spesso. Un’analisi del Kaiser Family Foundation ha trovato che in molti casi, il medico non sa nemmeno che esiste un generico. Uno studio ha mostrato che i medici di base riconoscono correttamente i generici solo il 63% delle volte. Non sono stupidi. Sono sovraccarichi. Non hanno tempo per controllare ogni farmaco.
Cosa puoi fare tu
Non devi accettare una prescrizione di marca senza chiedere. Se il medico ti dà un farmaco di marca, chiedi: «C’è un generico? È sicuro per me?». Se ti dice di no, chiedi: «Perché?». Se ti risponde «perché è meglio», chiedi: «C’è uno studio che lo dimostra?».
Se ti prescrivono un farmaco per l’epilessia, la tiroide o il sangue, fatti dare il nome esatto. Controlla se è un farmaco a indice ristretto. Se sì, la marca ha senso. Se no, il generico è perfetto. Usa il sito dell’FDA, l’Orange Book, per vedere se il generico è classificato come equivalente. Non devi essere un esperto. Basta una ricerca veloce.
Se hai avuto effetti collaterali con un generico, non saltare subito alla marca. Cambia farmaco. Non tutti i generici sono uguali. Un generico prodotto da Teva può avere un eccipiente diverso da uno di Mylan. Chiedi al farmacista: «Posso provare un altro generico?». A volte, basta cambiare produttore.
Il futuro dei farmaci
Le cose stanno cambiando. Nel 2023, l’FDA ha richiesto che i generici somiglino di più ai brand, per evitare confusione. Non solo per il colore, ma anche per la forma. Perché un paziente che prende 10 farmaci al giorno non può confondere una pillola rotonda con una ovale.
Stanno anche spingendo per gli «authorized generics» - generici prodotti dalla stessa azienda che fa il brand. Sono identici, senza variazioni tra produttori. E costano meno. Non sono ancora comuni, ma stanno crescendo.
Il problema vero non è il farmaco. È il sistema. I medici non hanno tempo. Gli assicuratori non vogliono pagare. I pazienti hanno paura. E le case farmaceutiche continuano a vendere la paura. Ma tu puoi fare la differenza. Chiedi. Controlla. Scegli con consapevolezza. Il generico non è un «sostituto». È la stessa cosa. A meno che non ci sia un motivo reale, non pagare di più per lo stesso risultato.